La qualità del
latte è modificata dai trattamenti termici a cui viene
sottoposto, che hanno un unico obiettivo: distruggere la
flora batterica contaminante a beneficio della qualità
igienica del prodotto.
Inevitabilmente questi trattamenti causano variazioni più o
meno evidenti (tutto dipende dalle temperature e dai tempi
impiegati) su alcuni costituenti e su talune caratteristiche
tecnologiche o organolettiche del latte e, di conseguenza,
del prodotto finale.
Per quanto riguarda i grassi, si può verificare la
formazione di lattoni, che influenzano negativamente gusto e
aroma. Durante la fase di conservazione poi, si possono
sviluppare fenomeni ossidativi. Anche le caseine, che
rappresentano l' 80% delle proteine del latte, possono
subire una denaturazione, mentre gli enzimi, responsabili di
trasformazioni che avvengono durante la stagionatura e
dunque della formazione di sostanze responsabili del sapore
e dell'aroma dei prodotti, possono, con il calore, subire
denaturazioni.
Ma, soprattutto, la pastorizzazione distrugge la microflora
naturale del latte, decisiva nei processi di maturazione dei
formaggi e nel definirne le caratteristiche organolettiche.
Per rimediare a questo inconveniente è possibile aggiungere
sieroinnesto (coltura microbica fatta sviluppare nelsiero)
oppure fermenti lattici selezionati.
Se nel<primo caso si riesce, in parte, a ricreare la
popolazione microbica, l'uso di fermenti lattici annulla la
tipicità della materia prima, provocando l'appiattimento
delle caratteristiche organolettiche quindi la
standardizzazione, inevitabile, dei prodotti finali.
Perché se è vero
che, dalla notte dei tempi, il formaggio rappresenta il modo
migliore per conservare il latte con le sue preziose
proprietà nutrienti, è altrettanto vero che esso esprime
tutta a sua ricchezza di gusti e aromi solo se è lavorato
senza trattamenti termici.
Soltanto in questo caso il latte rimane materia viva, perché
vengono preservate la flora batterica originale, le famiglie
batteriche e i sistemi enzimatici che sarebbero
irrimediabilmente distrutti dai processi di pastorizzazione
(nel corso dei quali si arriva ad una temperatura di 72
gradi centigradi).
Evitando trattamenti termici invece, le caratteristiche
specifiche dei diversi tipi di latte (vaccino, ovino,
caprino, bufalino) si trasferiscono direttamente nel
formaggio e non si rende necessario ricostituire le famiglie
batteriche indispensabili a ogni processo di caseificazione.
Solo così dunque si compie la mirabile alchimia che
trasforma latte, caglio e sale nella straordinaria gamma di
aromi e sapori che costituiscono il patrimonio della grande
produzione casearia europea. |